Le masserie del Comune di Apollosa, intese come piccoli insediamenti rurali poco distanti dal centro urbano, non hanno origini medioevali ma sono nate, sul finire del XVII secolo, per l’esigenza abitativa di molte famiglie che lavoravano il latifondo.
L’attivita’ agricola interessava la coltivazione dei cereali, grano, ulivi, oltre l’allevamento del bestiame e una limitata produzione lattiero casearia, commercializzata prevalentemente nei mercati di Montesarchio e Benevento. Le sette masserie più importanti di Apollosa organizzavano un territorio agricolo di rilevanti dimensioni, se raffrontato con l’intera superficie territoriale del Comune, testimoniando la presenza nella zona di forze latifondiste di matrice feudale, concentrate principalmente in quattro famiglie locali . Spesso, per la custodia e la cura del bestiame si faceva ricorso ad una particolare figura professionale tipica del beneventano : il Valano o Alano . I Valani erano lavoratori agricoli , in eta’ adolescenziale ( prima adolescenza ), i cui contratti di lavoro, quasi sempre verbali, si stipulavano a Benevento il 15 agosto di ogni anno,sulle scale del Duomo nella centralissima piazza Orsini .
Nell’epoca attuale si potrebbe parlare di necessita’ di lavoro a proposito della contrattazione dei ” Valani ” cioe’ dei garzoni di campagna: una pratica certamente disonorevole dal lato umano ma, se contestualizzata nella realta’ del tempo, socialmente necessaria.” [……..] l’organizzazione sociale ed economica di una comunita’ è il risultato di vari fattori derivanti dalla situazione dell’epoca in cui si manifestano. Sicche’ oggi puo’ sembrare un’arretratezza cio’che in passato fu una effettiva esigenza di lavoro e costituì in pratica una manifestazione di progresso […….]”(cfr.D. Petroccia,Alani…. Sannio,in Samnium 1969,n.3-4, pag.123 e seg.).Questa particolare forza lavoro era costituita essenzialmente da contadini e braccianti meno abbienti che conducevano i propri figli per collocarli come ” Valani ” presso i datori di lavoro.Questi giovani lavoratori per contratto e consuetudine locale venivano impiegati principalmente in attivita’ di cura e custodia degli animali, in cambio di una ricompensa pagata con modesti quantitativi di grano e in denaro.Il compenso annuale per le prestazioni di una Valano, valutato quasi sempre in base all’età del piccolo lavoratore, alla forza fisica ed alla specifica mansione svolta in azienda, andava da 3 mila lire e un quintale di grano a oltre 6 mila lire e sette quintali di grano ( prezzo dell’ingaggio nell’anno 1949 ) .
La causa principale delle povere condizioni di questa particolare figura professionale non era dovuta alla forma di collocamento o alla scarsa sensibilita’ dei datori di lavoro ma dipendeva dalle limitate risorse dell’agricoltura locale, nella quale perduravano ancora le condizioni di miseria dei secoli passati, e una marcata e soffocante presenza del latifondo di proprieta’ di influenti famiglie locali le quali, ancora negli anni del dopoguerra e comunque fino alla seconda meta’ degli anni 60 dello scorso secolo, cedevano ancora a mezzadria i terreni per la coltivazione.
L’abolizione del regime feudale non aveva minimamente influito sulla consistenza dei terreni, sulla grande proprieta’ e sull’organizzazione del lavoro, perche’ le tecniche primitive di produzione e le tecnologie meccaniche, nel settore agricolo, non avevano fatto nessun significativo progresso .
L’occupazione a cui erano destinati i Valani era semplice, ma molto pesante in termini di ore lavorative; iniziava alle prime luci dell’alba e terminava la sera tardi con la pulizia delle stalle , dopo aver condotto per l’intera giornata le bestie al pascolo. I Valani anche se conducevano una vita modesta non erano oggetto di disprezzo. Essi ,come figura professionale,erano considerati preziosi e insostituibili nell’organizzazione delle aziende agricole.Questa particolare forma di lavoro minorile, alla fine degli anni quaranta, fu oggetto di un’indagine giornalistica che porto’ all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale il problema dei Valani in provincia di Benevento; il “collocamento “degli Alani fu definito, nella forma e nella sostanza: ” fiera disonorante di carneumana da lavoro “, di cui si riporta parte del testo tratto da :
” Citta’ sul Calore – ed. Il Secolo Nuovo, Napoli 1950 “” L’8 settembre nella ricorrenza della Nativita’ di Maria Vergine,si svolge in questa Citta’ di Benevento,come da secoli annualmente,l’ingaggio feudale dei garzoni che faranno i salariati fissi nelle campagne al servizio dei contadini piu’ abbienti.I contratti vengono stipulati prima ma il 18 settembre avviene la consegna dei lavoratori. [ …. ] Questo mercato dei garzoni o Alani e’ uno dei piu’ disonoranti spettacoli cui sia dato assistere in una citta’ del Mezzogiorno……. “.
L’assenza di fonti storiche certe, riguardanti le condizioni di lavoro, i sistemi di ingaggio ,la retribuzione e le tutele sindacali dei Valani, e’ stata, con molta probabilità, la causa principale della scarsa bibliografica oggi esistente in materia. Queste brevi note sono la sintesi di un lungo lavoro di approfondimento sul fenomeno dei Valani del Sannio, basato essenzialmente su testimonianze di prima mano di chi, avendo vissuto direttamente questa particolare esperienza lavorativa, ancora oggi, si sente a disagio nel raccontare vicende di carattere personale che ritene lesive e disonoranti.A queste persone, di Apollosa e del vicino Comune di Castelpoto, va un particolare e sentito ringraziamento.
Approfondimenti: https://www.youtube.com/watch?v=TGJL1eO0Y4A