Il ponte romano di contrada Taverna serviva all’Appia per scavalcare il torrente Corvo-Serretelle, un corso d’acqua dall’andamento tortuoso, affluente di sinistra del fiume Calore.Si trovava lungo il percorso della via Appia, in contrada Taverna di Apollosa, poco discosto dall’attuale ponte.Di questo antico e importante viadotto, segnalato dall’Itinerario Antonino, rimangono oggi solo delle labili tracce appartenenti alle fondazioni di uno dei piloni centrali; le sue caratteristiche costruttive erano simili a quelle di altri ponti di eta’ traianea.L’impalcato del ponte, visibile in questa rara immagine, ripresa sul finire del 1800, che mostra il lato della costruzione verso monte, era costituito da una poderosa struttura a tre archi a pieno centro la cui lunghezza totale si aggirava intono ai ventisei metri.Delle tre campate quella centrale aveva una luce di circa nove metri mentre le due laterali presentavano un’apertura di tre metri.
Le volte erano costruite con grandi blocchi di pietra da taglio, non cementati.Il piano viabile, a doppia pendenza moderata, aveva una larghezza utile di circa sei metri, tale da consentire il transito contemporaneo di persone e di rotabili. Le pareti presentavano un ornamento in blocchi di pietra leggermente bugnati, disposti per taglio, che davano l’impressione di una tessitura muraria molto accurata; le basi dei piloni erano munite di rostri frangiflutti triangolari, visibili anche nella fotografia.La datazione del ponte è alquanto incerta: a questa struttura, abitualmente ritenuta di età traianea, P.Gazzola associa un’epigrafe, rinvenuta nei pressi della costruzione e datata al 198 d.C. dal famoso storico ed epigrafista Teodoro Mommsen, nella quale si fa diretto riferimento alla ricostruzione di un ponte; V.Galliazzo, molto più accurato nelle ricerche, propone una datazione riferita all’età augustea e comunque non oltre la metà del I sec. d.C.
Oggi, il ponte interamente ricostruito, ricorda nelle forme l’antico manufatto con tre arcate ma con paramenti evidentemente moderni. Sotto le arcate laterali e le pile sono visibili grossi bocchi da cui si impostano le nuove strutture e che potrebbero risalire alle preesistenze romane, anche perché simili a quelli fotografati prima della demolizione. L’assenza di manutenzione e l’ erosione delle acque, non ben disciplinate, ha reso critiche le condizioni di questi ultimi reperti, accanto ai quali si accumulano rifiuti e materiali vari gettati nel corso d’acqua e portati dalla corrente.
Ponte romano di contrada Taverna di Apollosa (Biblioteca Apostolica Vaticana – acquerello in seppia, stampa 1789 – Carlo Labruzzi).